Daniele Biffi era un collega speciale. Atleta master internazionale, personal trainer esperto, Mental Coach qualificato. Sempre teso all’eccellenza. Dopo la sua prematura scomparsa, MTItaly lo ricorda con affetto in questa pagina. Scopri chi era Daniele! E nel suo canale Youtube FastAndFit puoi trovare moltissimi video gratuiti per migliorare le tue prestazioni in gara.
Sin da ragazzino mi sono chiesto come migliorarmi. Osservavo le persone, chiedendomi perché ci siano quelle di successo, mentre altre collezionano insuccessi.
La mia continua analisi del benessere fisico mi ha portato a ricercare sempre nuovi metodi per migliorare il mio corpo, la mia mente, la comunicazione. A studiare l’alimentazione, la psicologia, i metodi di allenamento, la PNL, fino a conseguire la certificazione di Mental Coach.
Sono diventato Mental Coach per essere il collegamento tra ciò che sei oggi, e quello che puoi diventare. Sono diventato Mental Coach per vedere il tuo potenziale diventare prima cambiamento, poi risultato.”
~ Daniele Biffi
Daniele era un atleta e trainer di livello mondiale. Se vuoi aumentare le tue prestazioni in gara, guarda i suoi video gratuiti! Li trovi tutti nel suo canale Youtube, dedicato alla preparazione fisica e delle gare di Atletica. Una miniera di video sulla corsa, tecnica di corsa, allenamenti, esercizi, allenamento mentale, alimentazione.
youtube.com/@FASTANDFITRUNFAST
~ Testimonianza di Roland Gröger, campione mondiale Master nei 100, 200 e 400 metri
In 2012, sport took on a new meaning for me. I met my current coach, Daniele Biffi, this year. We had the vision of winning a medal in an individual competition at the European Championships in Izmir in 2014. This was achieved impressively with the titles over 100m and 200m.
With his great technical knowledge and his passion for our sport, he has been preparing me optimally for my competitions ever since. He also recognized my special talent for the stadium circuit. I used to feel at home in short sprints.
I see the key to my success primarily in optimal cooperation with my trainer, who develops very individual training plans for me. His main focus is the health of his athletes. Since we worked together, I have been able to train without any significant injuries.
Daniele ricorda l'impresa di Roland
~ Tratto da un articolo di Ferdinando Savarese
C’era un ragazzo…. Sembra la canzone di Morandi, allenato per un breve periodo da un ottimo quattrocentometrista di quei tempi, il grande Marco Vaccari, e noi del campo lo chiamavamo “il grande Biffi”. Non ricordo perché, ma era così.
Daniele, io lo ricordo, all’epoca aveva circa 30 anni, e probabilmente era arrivato all’atletica un po’ tardi
per poter ambire a risultati tali da consentirgli di competere in manifestazioni assolute importanti. Di fatto, i suoi personali di sempre nelle specialità praticate li ha fatti nel 2002 sui 400 metri, con 49″58, proprio a 30 anni. Mentre nel 2006, a 34 anni, ha fatto i suoi migliori crono sui 200, 22″13, e sui 100, 10″90. Non so che lavoro facesse quando frequentavamo la stessa pista di atletica, ma a un certo punto so che decise di trasferirsi in Germania, a Berlino, per una precisa scelta di vita legata a sue esigenze personali interiori.
Sinceramente pensavo che sarebbe tornato indietro, e invece, Daniele in Germania si è integrato alla perfezione, facendosi una famiglia con Regina e avendo una figlia, Ilenia, nata nel dicembre del 2007. Ma la sua passione per l’Atletica non solo non è stata abbandonata, anzi, è diventata la molla trainante di ogni sua attività professionale. In tale ottica, è diventato preparatore atletico, personal trainer, consulente alimentare, e anche Mental Coach, con particolare riferimento agli atleti master, classificati come tali dai 35 anni in su.
Tutto questo, ovviamente, mantenendosi in grande forma e partecipando lui stesso a gare master di vario genere, nelle sue due specialità preferite, i 400 e i 200 metri. Con eccellenti risultati, tra cui citiamo su tutti, nel 2019, l’ottimo secondo posto nei 400 indoor M45 ai mondiali di Torun con 52″07. E a settembre, a Jesolo, il quarto posto nella finale degli europei disputati in Italia, sempre sui 400 M45 con 52″83.
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~ Tratto dal Libro “Oltre le strade Sfavillanti”, di Alberto Biffi
Cosa vuol dire davvero Alzare la testa? Parto dalla semplicità del gesto fisico, del capo chino che si solleva e invita lo sguardo a spostarsi dal basso verso l’alto. Ed ecco che la visuale gode subito di molta più ampiezza.
Se prima, a poco più di un metro dai nostri occhi, ci trovavamo davanti il suolo, ora lo spazio davanti a noi si rivela ben più profondo.
E attraverso i nostri occhi questa ampiezza si propaga al nostro interno, con forza, contagiando così le sensazioni. Come abbiamo visto, il corpo reagisce agli stimoli esterni, ed è capace di trasformarli nel nostro stato d’animo. E rialzare la testa può aiutarci a trovare forza. Ne sono stato testimone in prima persona ancora una volta, e qui con un coinvolgimento affettivo prima che professionale. Non è facile per me scriverne, ma tengo a inserire nel mio libro queste pagine, dolorosissime, perché lascino la loro scia, impregnate come sono della fede di chi sa guardare avanti, comunque. Sono cresciuto, ancora una volta. E sono grato a mio fratello Daniele per questo pezzo di strada – indimenticabile – che abbiamo fatto insieme.
Daniele Biffi, quarantotto anni, era un atleta e un personal trainer professionista, attivo anche sui social con un canale video di consigli di allenamento molto seguito. Alla fine del 2019 gli è stato diagnosticato un tumore, molto aggressivo. Residente da anni con la sua famiglia in Germania, a inizio 2020 decide di portare avanti le terapie qui a Milano, dove vivo e dove siamo nati.
Lo vado a prendere all’aeroporto il 24 febbraio 2020. Il che significa pochi giorni prima del lockdown della pandemia da Covid-19 che, varato di lì a qualche giorno, si è poi esteso a tutta la primavera e ha imposto le limitazioni di movimento e relazione che tutti ben conosciamo.
Per proteggerlo il più possibile durante le sue cure decido di trasferirmi insieme a lui in montagna, in un appartamento della nostra famiglia. E di mettermi a sua disposizione. Viviamo insieme, così, i mesi di marzo, aprile e maggio. Settimane in cui siamo stati l’unico contatto l’uno per l’altro, e in cui ci spostavamo a Milano solo per i suoi controlli medici e le terapie. È stata una convivenza a strettissimo contatto con mio fratello e con la sua malattia, con il suo stato d’animo, le sue riflessioni e il suo modo di reagire.
Essere entrambi professionisti del Coaching ha fatto sì che il nostro codice – chiamiamolo di traduzione delle sensazioni – fosse comune, così come l’approccio per fronteggiare gli umori. L’ho osservato a fondo, e sono rimasto impressionato dalla sua forza di reazione pur di fronte a un orizzonte tanto oscurato dalla malattia. Stargli al fianco ha significato soprattutto cercare di sollevarlo il più possibile dalle incombenze pratiche, circondarlo di agio all’interno della casa, far sì che, ad esempio, potesse semplicemente cucinarsi sempre ciò che preferiva, visto che era vegetariano.
Il nostro binomio pare funzionare, e a fine maggio Daniele riparte per la Germania che sta davvero molto meglio. Tanto da riuscire a affrontare un viaggio in treno infinito, ostacolato dalle restrizioni ai trasporti di quel periodo. Si susseguono i controlli di routine. Che dopo poco, a luglio, evidenziano l’aggravarsi del tumore.
Daniele torna così in Italia per valutare un intervento che si rivela, invece, irrealizzabile. La diagnosi è davvero tragica. Il suo ricovero si prolunga per più di un mese, durante il quale sono stato ancora una volta l’unica persona al suo fianco. E l’unico autorizzato a entrare in ospedale, parlare con i medici e, soprattutto, riflettere insieme a lui.
Ci sono stati giorni in cui non riusciva a mangiare nulla, e veniva nutrito solo via flebo. Era piena estate, e avevo capito che mescolare dello sciroppo alla poca acqua che riusciva a mandare giù gli faceva ritrovare un po’ di gusto. Inoltre, gli piaceva la granita all’anguria; quanta gliene ho portata! Aggiungo qui quanto sia stata cruciale la disponibilità dimostrataci dall’ospedale in cui Daniele era ricoverato. Ci è stato offerto un supporto che ha reso grandi le piccole cose, come poter usufruire dei congelatori per conservare la granita, che in caso contrario non avrei potuto assicurargli.
La Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano è un ospedale di eccellenza internazionale, ma qui mi piace utilizzare la definizione di ‘casa di cura’, parole che mettono insieme frammenti d’agio capaci davvero di reindirizzare sulla strada della fiducia. L’attenzione che lo staff di medici, fisioterapisti, infermieri e assistenti – tutti – ci hanno offerto in quel periodo ha toccato nel profondo anche me, che ero lì per assistere.
Arriva il giorno in cui mi convocano per fare il punto sulla diagnosi. Era piena estate, e quello che mi sento dire non è facile da ascoltare. Si decide di non lasciare nulla di intentato, e sotto la guida del dottor Roberto Salvioni, direttore del reparto, e del dottor Alberto Laffranchi, specialista in terapia del dolore e omeopatia, si punta a lavorare per riportare il fisico di Daniele in grado di sopportare nuovi cicli di terapie. E di non lasciare mai – e sottolineo, mai – che si debba trovare in condizione di patire il dolore.
Mio fratello recupera. Ce la fa. A fine agosto esce dall’ospedale. A settembre comincia una nuova serie di cure. Sto sempre e ancora con lui, lo riporto in montagna e riprendiamo con la nostra vita isolata della primavera precedente, avanti e indietro da Milano.
Così fino a dicembre 2020, quando, infine, i medici decidono che si può tentare l’intervento chirurgico. A Capodanno abbiamo brindato insieme. Poi Daniele è potuto tornare a casa sua, in Germania, dalla sua famiglia per portare avanti là il suo percorso di recupero. Come ha sempre fatto, giorno dopo giorno, un passo avanti all’altro con il piede in appoggio che crede sempre che avrà presa. Che darà la spinta a tutto il resto.
Daniele ci ha creduto, è riuscito in un recupero che l’estate precedente i medici avevano dato quasi per impossibile. Poi. C’è un poi crudele in questa storia. A gennaio del 2021 il corpo di mio fratello ha deciso che aveva dato tutto quello che gli era possibile. E Daniele ha chiuso gli occhi immerso nel nostro abbraccio attonito.
È una storia dalla conclusione tragica, è vero. Ma questo libro – che gli dedico con slancio – è giusto conservi anche pagine come queste. Con impressa la lezione dell’anno ineguagliabile che ho trascorso insieme a lui, allineato alla sua altalena di scoperte, cure, emozioni, pensieri. La sua sofferenza ha aggredito anche me. E, sì, ammetto che la concentrazione del Coach professionista sia stata messa a dura prova.
Ma ho visto. Ho visto come Daniele abbia saputo mettere in pratica la propria autodisciplina. Come sia riuscito a non perdersi d’animo, a posare quei suoi passi uno avanti all’altro senza mai perdere la presa. Sguardo diritto, un ottimismo mai fine a sé stesso, bensì confidente nella conoscenza di sé e del proprio corpo. Fiducioso nel POCO PER VOLTA.
In questo anno così complesso, mio fratello e io ci siamo addentrati nella nostra relazione come mai prima. Le sue intuizioni hanno amplificato le mie, e viceversa. La nostra osservazione e l’ascolto l’uno dell’altro sono stati costantemente attivi e in sintonia. La concentrazione con cui è stato capace di isolare i singoli momenti, in modo da tenere per sé solo ciò che poteva fargli del bene, è il seme che racchiudo tra queste pagine.
La mente è un motore primordiale e potente, è il trattore che traina fuori dal pantano la macchina andata fuori strada. Bisogna saperlo guidare quel trattore, è vero. Ma spero di avere convinto i tuoi occhi di lettore di quanto possa valere la pena di dirsi: ci provo.
Quel seme c’è, in ognuno di noi.
~ Tratto dal Libro “Oltre le strade Sfavillanti”, di Alberto Biffi
Ti immagino in pista, la tua pista, mentre corri i 400 metri, la tua specialità.
I 400 metri sono detti il giro della morte, per la fatica che richiedono. Sei partito sostenuto, ancora una volta, dalle tue due grandi motivazioni.
Si chiamano Ilenia, tua figlia, e Regina, al tuo fianco per la vita.I 400 metri si affrontano con strategia, e lo sapevi bene. Questa volta sono diventati 400 metri a ostacoli. Ma hai affrontato tutti i salti, te li sei lasciati alle spalle a uno a uno, anche se sembravano crescere sul percorso a ogni tuo passaggio. Con noi tutti lì ai margini della pista, a fare il tifo senza sosta.
Ho corso anch’io al tuo fianco questa volta, parecchi metri. E ti ho visto superare ostacoli che credo improponibili per ognuno di noi. Quando, infine, il traguardo era chiaro e nitido davanti a te, ecco che ti si è presentato un ultimo ostacolo. Gigantesco, crudele e inaspettato. Le tue energie ormai residue. E sei crollato, lì, sulla dirittura d’arrivo. Mi hai passato un grande testimone, che porterò avanti passo dopo passo, al fianco della tua famiglia.
Un grande campione quale sei stato lo si apprezza anche per i risultati fuori campo. Questi tuoi ultimi 400 metri sono stati una prestazione da fenomeno vero, che ci lascia un insegnamento smisurato e generoso su come dirigersi verso un grande obiettivo.
Credo nel profondo che sia molto di più ciò che mi hai insegnato, rispetto a ciò che ho fatto in tempo a darti. Le ultime parole che mi hai detto sono state forti e determinate: ‹‹Sempre a canna!››.
Ci vorrà il suo tempo, ora, per riuscire a ripartire, senza di te. Ma hai ragione tu… Sempre a canna!
Alberto
Milano, gennaio 2021