Alla scoperta del Coaching: le origini antiche

Written by on 25/11/2020

Voglio presentare il Coaching partendo dalle sue più remote origini, attraverso un viaggio che ci porta indietro nel tempo alla scoperta della sua essenza autentica: la Consapevolezza.

Ma da dove arriva la capacità di conoscere se stessi?

Incisa nel Tempo di Apollo a Delfi, “Conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei” è forse la prima massima a cui si può far riferimento quando parliamo di Coaching.

Perché è così importante conoscere se stessi?

Conoscere se stessi, i propri pregi ed i propri limiti, il sapere dove si vuole andare e cosa si vuol diventare, in altre parole: accrescere la consapevolezza di sé.

Socrate fu il primo che riconobbe l’importanza di andare ad indagare all’interno del proprio io, di scavare dentro il proprio essere perché in esso vi è contenuta la conoscenza e le risposte alle domande. Egli scelse proprio il termine “maieutica”, ovvero l’arte ostetricia, poiché Socrate portava il suo interlocutore a “partorire” le conclusioni e le soluzioni ai suoi dubbi ed ai suoi quesiti, dimostrando, dunque, che erano già all’interno di sé, bastava solo cercarle. “Da me non hanno imparato mai nulla, ma da loro stessi scoprono e generano molte cose belle”.

Il Coach non deve mostrare la strada giusta, bensì deve guidare il coachee a cercarla all’interno di sé, senza alcuna forzatura. Maestro è dunque colui che, sollevando dubbi ed incertezze, conduce l’allievo alla propria verità e alle proprie conclusioni, senza corromperlo o instillandogliene delle proprie.

In seguito, altri come Socrate, diedero maggiore importanza alla ricerca di se stessi e, in generale, del proprio io interiore. Uno di questi fu il poeta Pindaro che, decine di anni prima rispetto a Socrate, formulò la frase “Diventa ciò che sei, avendolo appreso”. Egli, riferendosi ad un albero, il quale cresce rigoglioso solo per il semplice fatto di esser stato piantato, suggerisce l’importanza di scoprire all’interno di sé le proprie potenzialità e la propria natura, al fine di perseguirla a tutti i costi. L’appello che vuole fare Pindaro è quello di seguire intensamente i propri progetti, i propri sogni e le proprie ambizioni, di vivere la propria vita senza imitare quella degli altri, poiché sarebbe contro la propria natura.
Si possono dunque intrecciare i concetti proposti da Socrate e da Pindaro in un’unica massima “Discerni chi e cosa sei nel tuo cuore, e poi diventalo”.

Abbiamo dunque visto i primi due aspetti del Coaching, ovvero la consapevolezza di sé e la capacità di riconoscere le proprie potenzialità.

Una volta fatto questo, è altresì importante essere in grado di individuare una meta, un obiettivo da raggiungere. Tutto questo lo ritroviamo nel “De Vita Beata” di Seneca il quale, in questo piccolo trattato stoico sulla felicità, dialogando col fratello maggiore Gallione, ci mostra i primi mattoncini che sono in realtà le basi fondamentali da seguire per ottenere i risultati: “Tutti, o fratello Gallione, vogliono vivere felici, ma quando poi si tratta di riconoscere cos’è che rende felice la vita, ecco che ti vanno a tentoni; a tal punto è così poco facile nella vita raggiungere la felicità, che uno, quanto più affannosamente la cerca, tanto più se ne allontana, per poco che esca di strada; che se poi si va in senso opposto, allora più si corre veloci e più aumenta la distanza. Perciò dobbiamo prima chiederci che cosa desideriamo; poi considerare per quale strada possiamo pervenirvi nel tempo più breve, e renderci conto, durante il cammino, sempre che sia quello giusto, di quanto ogni giorno ne abbiamo compiuto e di quanto ci stiamo sempre più avvicinando a ciò verso cui il nostro naturale istinto ci spinge”.

Vediamo dunque come, in queste parole, sia contenuta l’essenza pura del Coaching: innanzitutto Seneca parla di stabilire degli obiettivi chiari, infatti come prima cosa “dobbiamo prima chiederci che cosa desideriamo”; in seguito, egli suggerisce di stabilire un piano d’azione, semplice ed efficace “poi considerare per quale strada possiamo pervenirvi nel tempo più breve”; infine, riprendendo anch’egli lo stesso concetto di Pindaro, ovvero seguire la propria natura, invita chiunque a controllare regolarmente a che punto si trovi,  a quale scalino della scala che porta al successo si è arrivati “e renderci conto, durante il cammino, sempre che sia quello giusto, di quanto ogni giorno ne abbiamo compiuto e di quanto ci stiamo sempre più avvicinando a ciò verso cui il nostro naturale istinto ci spinge”.

Altro autore antico che ha contribuito a mettere le fondamenta di quello che è il coaching moderno è il filosofo Parmenide, il quale sosteneva che niente fosse impossibile, ma anzi, chiunque era in grado di raggiungere i propri obiettivi, non solo individuandoli, ma anche “trovando il coraggio di percorrere la via”.

È fondamentale, una volta che si è fissato il proprio obiettivo, passare dall’intenzionalità all’azione, poiché, una volta che si ha il coraggio di cambiare, ogni cosa diventa non solo possibile, ma anche realizzabile.

Il cambiamento, dunque, è il punto di arrivo del percorso di Coaching, poiché solo una volta che si sono modificate le proprie abitudini, il proprio modo di vedere la vita, di vedere se stessi e le proprie potenzialità, si è in grado di riconoscere le proprie capacità e passare dalla “normalità all’eccellenza”.

Colui che, nei tempi antichi, fu il primo a dare importanza al cambiamento fu senza dubbio Eraclito. “Panta rei, os potamòs” ovvero “tutto scorre, come un fiume” ovvero “tutto cambia” e il cambiamento è l’unica cosa di cui l’uomo è certo, l’unica cosa che accadrà sempre.

L’uomo, dunque, deve essere non solo in grado di accettare il cambiamento, ma anche prenderne parte, superare le proprie resistenze per evolversi e diventare una persona migliore.

E voi, siete pronti a viaggiare dentro voi stessi?

Rosalba Bruno

 


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